venerdì 22 settembre 2017

Recensione: La ragazza con l'orecchino di perla, di Tracy Chevalier

Buonasera amici lettori. Oggi sono qui a proporvi la recensione di un libro letto in agosto che non mi è piaciuto quanto speravo. In questo periodo non sono molto attiva sul blog causa tesi di laurea e ricerca lavorativa insieme. Spero quando avrò finalmente preso la laurea di tornare ad essere più presente.

LA RAGAZZA CON L'ORECCHINO DI PERLA
Tracy Chevalier
1999
Beat, 229 pagine

Sta guardando la luce che sbatte sul mio viso, pensai, non il mio viso. Questa è la differenza.

La storia che viene raccontata in questo libro è molto interessante ma lo svolgimento non è particolarmente avvincente. L'autrice Tracy Chevalier narra la storia del famoso quadro di Vermeer "La ragazza con l'orecchino di perla" immaginando come potesse essere andata la vita della protagonista del quadro. 
Siamo in Olanda nel corso del Seicento e Griet è chiamata a servizio da una famiglia benestante della sua città, la famiglia del pittore Jan Vermeer appunto, con il compito, tra gli altri, di pulire il suo studio mantenendo gli oggetti nelle loro posizioni, perché facenti parte della scena che sta ritraendo in quel momento il pittore. Per Griet non sarà facile abituarsi a vivere in una nuova casa, sopportare il malo modo in cui viene trattata dalla moglie del pittore e tutte le angherie che le fa una delle figlie della coppia. Tra duro lavoro, commissioni al mercato dove comincia a piacere al figlio del macellaio, la scoperta del suo grande interessamento per tutto ciò che riguarda la pittura, partendo dalla creazione dei colori, viviamo un anno della vita di Griet e il suo trovare un posto nel mondo. Però, come dicevo all'inizio, il romanzo non è affatto avvincente, la storia della protagonista è abbastanza piatta, scorre lenta e senza troppe vicende. 
Ho apprezzato molto di più la storia della famiglia Vermeer e soprattutto delle donne che popolano la casa: la nonna, la moglie, le tante figlie. E poi i problemi economici della famiglia, la loro protezione per il pittore che non deve essere disturbato ma la loro ansia nel volere che riuscisse a dipingere più quadri perché in ristrettezze economiche. Il finale del romanzo è affrettato e mi sembra sia andato un po contro ciò che la storia fino a quel momento sembrava volesse trasmettere: io pensavo che la figura di Griet sarebbe stata un inno alla libertà di pensiero e di scelta della propria esistenza, invece Griet si omologa a ciò che ci si aspettava da lei. Ho trovato che solo il fratello di Griet sia un personaggio coraggioso in questo romanzo: lui abbandona un lavoro prestabilito che odia e cerca una nuova vita in un'altra città. In conclusione non è un romanzo indimenticabile o indispensabile, un ben quadro della società danese del diciassettesimo secolo senza troppi sconvolgimenti.

Non è il quadro che è cattolico o protestante, ma chi lo guarda, e quello che lui si aspetta di vedere. Un quadro in una chiesa è come una candela in una stanza buia: serve a vedere meglio. E’ il ponte tra noi e Dio. Ma non è una candela protestante o cattolica. E’ una candela e basta.

Il mio rating: 3/5

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